Benvenuto al corso informativo sull’MRC organizzato da FLAVIS.
Oggi parleremo del TDN nella letteratura scientifica.
La gestione nutrizionale del paziente con malattia renale cronica è stato un argomento trattato in diverse pubblicazioni scientifiche. Testimoniando la valenza di questo approccio terapeutico.
Il primo, e più grande, studio sull’effetto del ridotto introito proteico sulla progressione della Malattia renale cronica è stato condotto nei primi anni 90 ed è lo studio MDRD. Questo studio randomizzato, è stato condotto coinvolgendo 15 centri nefrologici e circa 1500 pazienti. Lo studio si poneva come obiettivo primario quello di dimostrare una riduzione del valore di filtrato glomerulare a 3 anni dall’inizio della terapia ipoproteica.
Considerando il quadro generale, i risultati che si ottennero non furono statisticamente significativi, ma questo fu dovuto ad una scarsa attenzione nei valori di inclusione dei pazienti e a una scarsa aderenza alla terapia nutrizionale verificata alla fine dei tre anni.
Tuttavia, in seguito, furono condotte delle sotto analisi che evidenziarono come la ridotta assunzione di proteine potesse dare dei benefici ai pazienti in termini ritardo della progressione della patologia.
In particolare furono condotte delle analisi post-hoc che evidenziarono come l’effettiva riduzione di un carico proteico già di 0.2gr/kg/die potesse portare ad un minor calo della funzione renale corrispondente ad una riduzione della morte renale del 35%.
È stato inoltre dimostrato come l’effettiva riduzione giornaliera di 0.2 g/Kg di proteine portasse come conseguenza un 29% in meno di perdita del GFR; una riduzione del 41% sul tempo di ingresso in dialisi e una riduzione del 51% del rischio di stadio finale di malattia renale cronica.
Inoltre si notava un aumento di bicarbonatemia contemporaneo ad una diminuzione di azotemia e fosforemia.
Questi risultati furono in seguito confermati anche da una review dell’istituto COCHRANE (una raccolta di banche dati in medicina) che esaminò 8 studi clinici sull’argomento, tra i quali anche l’MDRD, con l’obiettivo di verificare l’efficacia del ridotto apporto proteico nel ritardare la morte renale.
La conclusione alla quale si giunse fu “ridurre l’assunzione di proteine nei pazienti con nefropatie croniche riduce l’incidenza di morte renale del 31%, rispetto a quanto osservato con l’assunzione di diete iperproteiche o senza restrizioni di apporto proteico”.
Questi dati diedero il razionale all’utilizzo delle diete ipoproteiche nel trattamento della malattia renale cronica e ancora oggi vengono confermati dalle società scientifiche internazionali.
A questo proposito, si riportano due importanti pubblicazioni recenti.
La prima è una Consensus Paper a firma SIN (Società Italiana di Nefrologia), ANDID (Associazione Nazionale Dei Dietisti Italiani) e ANED (Associazione dei pazienti) che racchiude in 20 statements l’approccio raccomandato alla gestione nutrizionale del paziente con malattia renale cronica in stadio 3-5.
In questo documento, pubblicato sul Giornale Italiano di Nefrologia e sul Journal of Nephrology, si raccomanda una terapia dietetica nutrizionale per la gestione del paziente con Malattia Renale Cronica in fase avanzata al fine di ritardare l’inizio e ridurre la frequenza della dialisi.
L’attenzione sulla dieta ipoproteica è stato mantenuto sempre alto nel tempo, a conferma di questo citiamo l’update 2020 delle linee guida KDOQI pubblicate lo scorso agosto nell’ American Journal fo Nephrology.
In questa nuova versione viene affrontata la gestione nutrizionale del paziente nefropatico in tutti i suoi stadi dall’ 1 al 5 e le sei principali aree di interesse: valutazione nutrizionale, trattamento dietetico nutrizionale (TDN), introito proteico ed energetico, supplementazione nutrizionale, micronutrienti ed elettroliti.
Si raccomanda, con grado di evidenza massimo (1A), nei pazienti adulti metabolicamente stabili con IRC 3-5 una low protein diet 0,55-0,6 g/kg/die o very low protein diet 0,28-0,43 g/kg/die supplementata con chetoanaloghi e aminoacidi, al fine di ridurre il rischio di morte renale e stadio finale di MRC (dialisi).
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