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Oggi parleremo di nefropatia diabetica.
a malattia renale cronica è una patologia in netto aumento in tutto il mondo anche a causa dell’invecchiamento medio della popolazione e del conseguente incremento delle sue cause principali come diabete e ipertensione.
La nefropatia diabetica provoca una perdita progressiva e irreversibile della funzione renale e complicanze derivanti dalla ridotta funzione del rene, associate ad una condizione di patologia diabetica.
Per prevenire il danno renale nei pazienti diabetici occorre agire a più livelli sia modificando lo stile di vita con abolizione del fumo, miglioramento dell’alimentazione e introduzione di attività fisica regolare sia controllando in modo ottimale i livelli di glicemia, pressione arteriosa e di grassi circolanti.
Per la prevenzione della nefropatia diabetica è molto importante la diagnosi precoce, per le persone con diabete è consigliato effettuare periodicamente un esame delle urine con rilevazione dell’escrezione urinaria di albumina.
Oggi, di tutti i pazienti con malattia renale cronica il 40% sviluppa una nefropatia diabetica. Ben 2 persone con diabete su 10 entrano in dialisi e questo ci porta a dire che non si è ancora fatto abbastanza per identificare il danno renale al fine di evitare il ricorso alla dialisi o al trapianto di rene, mentre una corretta diagnosi consentirebbe un più appropriato approccio terapeutico.
È stato dimostrato che un buon controllo glicemico attento è raccomandabile anche nei pazienti proteinurici.
Sicuramente sono importantissime tutte le modifiche che portano la glicemia entro valori normali o comunque più bassi possibili nonché tutti i comportamenti che abbassano la pressione: alimentazione moderata, con poco sale niente grassi e non troppi zuccheri semplici e una attività fisica continua.
In pazienti con nefropatia conclamata una restrizione che porti a 0,8 grammi al giorno per chilo di peso la quantità di proteine assunta può essere utile nel rallentare il declino della funzionalità renale. Tale provvedimento dovrebbe essere valutato da una professionista, con buon livello di esperienza, in modo da evitare uno stato di malnutrizione.
Un buon modo per prevenire la nefropatia è smettere definitivamente di fumare.
È stato ampiamente dimostrato che il fumo di sigaretta rappresenta un fattore di rischio indipendente per la comparsa di microalbuminuria, per la progressione della stessa a proteinuria e, di conseguenza, per l’insufficienza renale, sia in pazienti con diabete di tipo 1 che di tipo 2.
Nello studio Steno 2, due gruppi di pazienti con diabete di tipo 2 e microalbuminuria hanno ricevuto un gruppo una terapia del diabete standard, l’altro un programma di terapia intensiva. La terapia intensiva consisteva in suggerimenti dietetici e di svolgimento d’attività fisica appropriati, un programma per la cessazione del fumo, un trattamento intensivo della glicemia, dell’iperlipemia e dell’ipertensione arteriosa, utilizzo di ACE-inibitori, di antiossidanti e di aspirina. Dopo circa 8 anni di follow-up è stata documentata un’impressionante riduzione dei diversi eventi cardiovascolari nonché della progressione verso la nefropatia conclamata, nel gruppo di pazienti con terapia intensiva.
Una corretta alimentazione può aiutare notevolmente a prevenire o rallentare il decorso di una condizione di insufficienza renale.
Grazie all’alimentazione si possono controllare le alterazioni metaboliche e si può raggiungere uno stato di nutrizione soddisfacente. Un’alimentazione ipotroteica può ridurre il rischio di danno renale in tutti i soggetti con malattia renale cronica, la cui origine sia diabetica o non diabetica.
Per dare l’idea dei benefici si può citare uno studio in cui si è osservata una riduzione della frequenza di danno renale a 4 anni dal 10 al 27% in soggetti con diabete di tipo 1 e nefropatia diabetica progressiva.
La dieta ipoproteica classica è un regime alimentare a basso tenore di proteine impostato seguendo le indicazioni delle principali società di Nefrologia e Dietetica. La quantità di proteine varia da 0,6 a 0,8 g per kg di peso corporeo ideale a seconda della condizione del paziente.
Come regole di base occorre ridurre il consumo di alimenti animali associata ad un introito di fibre alimentare di circa 30 g/die. Una riduzione effettuata in termini di quantità della singola porzione e come frequenza settimanale di consumo. Può essere utile anche fare ricorso a pasta o pane aproteico.
I cereali e i legumi possono essere consumati con maggiore frequenza come piatto unico, sempre con porzioni controllate per il singolo soggetto per garantire l’apporto di proteine totali.
Verdura e frutta invece possono essere consumate in maniera più libera non contenendo proteine ma con l’attenzione di personalizzare l’assunzione di fosforo, potassio e sodio a seconda del quadro clinico.
Per la scelta del condimento, via libera all’olio extravergine d’oliva, nella quantità giusta per evitare l’assunzione di troppi grassi e calorie. In genere, una porzione giornaliera di circa 30 g è ritenuta adeguata per la maggior parte degli individui ma se ne consiglia sempre la personalizzazione.
Dal punto di vista tecnico e di elaborazione non ci sono particolari difficoltà. Il problema maggiore è l’adesione alla nuova dieta perché spesso la persona con diabete si ritrova a ridurre o eliminare gli alimenti che consumava abitualmente a favore di alimenti nuovi e meno conosciuti; anche il numero di alimenti entro cui operare delle scelte tende a ridursi e può rendere più difficoltoso seguire la nuova dieta. In queste situazioni la personalizzazione del piano alimentare è fondamentale.
L’alimentazione dovrebbe essere impostata quanto più possibile sui gusti e sulle abitudini della persona per poter garantire un’adesione maggiore e duratura nel tempo.
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